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Jerome Kern e il Musical Show Boat: lo spartiacque fra il vecchio e il nuovo teatro musicale

Jerome Kern nacque nel 1885 a New York da una famiglia ebrea ad alta vocazione imprenditoriale, ma si distaccò ben presto dalla rigida ortodossia dei suoi avi, frequentando solo scuole laiche. La madre curò personalmente la sua educazione musicale insegnandogli a suonare il pianoforte e cogliendo i segni di un talento acerbo ma presente. La sua carriera cominciò tra il 1905 e il 1912, inizialmente adattando ai gusti del pubblico americano le operette in arrivo dall’Europa, spesso aggiungendo alla partitura nuovi brani da lui stesso composti.

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«Kern è diverso dagli altri autori, le sue prime prove musicali sono troppo ben educate per i gusti del pubblico americano a inizio secolo. Confrontate con quelle degli altri compositori, che sono stati svezzati dalle strade di New York, risultano più delicate.» CAMERINO, C’era una volta Broadway, p. 15

Da Londra a New York e i primi musical di successo

Negli anni successivi Kern iniziò un proficuo andirivieni tra l’America e Londra. Proprio qui si trovò spesso a scrivere spettacoli destinati ad essere esportati negli Stati Uniti, dove lo sfarzo della macchina scenografica contava più della musica. Il fatto di adattare i suoi pezzi a due pubblici così diversi gli permise di ricavare maggiore duttilità espressiva.
Nel 1915 arrivò la grande occasione di comporre dei lavori interamente suoi per un piccolo teatro di New York, il Princess Theatre. Con la collaborazione del librettista G. Bolton e dell’umorista P.G. Wodehouse nacquero musical capolavoro come Very Good Eddie (1915), Oh, Boy! (1917) e Oh, Lady! Lady! (1918), prime e vere espressioni di una rivoluzione in atto nel teatro musicale del tempo.

Il pubblico si trovò finalmente di fronte a situazioni e vicende aderenti alla realtà e alla quotidianità, perfetti quadri in cui riconoscersi e immedesimarsi. La stessa struttura dello spettacolo musicale presentava degli aspetti nuovi, primo fra tutti l’assoluta predominanza del book, cioè della storia, sulla partitura, affermazione base per lo sviluppo del musical moderno. Kern infatti era profondamente convinto del fatto che, troppo spesso, la musica e la partitura avevano dominato le diverse forme di teatro in modo mai integrato con tutte le altri parti dell’allestimento.

Egli credeva che «un lavoro di teatro musicale debba innanzitutto essere “teatro”, una forma cioè di espressione artistica da rappresentare su un palcoscenico in cui gli interpreti utilizzino un’azione congiunta di tutte le diverse arti, dalla recitazione al canto e alla danza, per toccare l’animo del proprio pubblico, mettendo in scena vari aspetti dell’esperienza umana. È ovvio che secondo quest’ottica la musica si mette al servizio della storia, i numero musicali diventano il veicolo con cui la trama si evolve e sono assolutamente integrati nell’insieme.» VENTURINO, Musical: istruzioni per l’uso, p. 68

Sulla base di questa constatazione anche l’elemento umoristico e comico diventava parte integrante del copione e si inseriva come elemento della psicologia dei personaggi. La conseguenza diretta era l’articolazione di un libretto solido e unitario. Mai prima di allora musica e libretto, numeri umoristici e musicali si erano così integrati costituendo l’elemento propulsivo dell’azione. A questo punto ci si distaccava notevolmente dal passato, dall’eredità del vaudeville e dell’intrattenimento per famiglie, che impiegava lo humour come intermezzo spesso fuori luogo e legato all’abilità di un interprete in particolare.

Kern influenzò notevolmente i compositori a lui successivi, grazie alla capacità di mediare la sua preparazione accademica ed operettistica di stampo europeo, con le influenze della musica afro-americana locale, dando vita a sonorità piacevoli, nuove e stimolanti che sperimentava nei lavori al Princess Theatre.

«Secondo uno dei suoi ammiratori, Richard Rodgers, Kern avrà in permanenza un piede negli Stati Uniti e un altro in Europa.» CAMERINO, C’era una volta Broadway, p. 15

La collaborazione con Hammerstein II

Nel 1925 Kern iniziò a collaborare con il grande librettista Hammerstein II, erede di una dinastia di impresari e produttori teatrali, con il quale scrisse il musical Sunny. Pochi anni dopo, nel 1927, i due parteciparono al progetto di portare in scena Show Boat, musical tratto dall’omonimo romanzo di Edna Ferber, prodotto nientemeno che dal grande Florez Ziegfeld.

Show Boat è ritenuta la prima opera americana.

Il musical Show Boat: trama

La vicenda narrata toccava dei temi poco consueti per gli spettacoli di Broadway del periodo. Tutto si svolgeva su un battello a pale che solcava, come tanti, il fiume Mississippi verso la fine dell’Ottocento. Alcuni battelli erano destinati a case da gioco galleggianti, alcuni come in questo caso, a teatro di Vaudeville.

La trama in breve: il Cotton Blossom è un battello di proprietà degli Hawkes la cui figlia Magnolia si innamora di Ravenal, un giocatore d’azzardo, e lo sposa. Quando la star dello spettacolo, la mulatta Julie, viene allontanata a causa del suo matrimonio con Steve, un bianco, Magnolia e Ravenal prendono il loro posto nello show. (Ricordiamo che all’epoca i matrimoni misti erano considerati un crimine in alcuni stati, fra cui il Mississippi).

Presto però il dramma: Ravenal distrutto dal gioco abbandona Magnolia e la figlia da lei avuta, e Magnolia per sopravvivere continua la sua carriera in un locale di Chicago dove si trova ancora una volta a sostituire Julie che, abbandonata dal marito e segnata dalle discriminazioni razziali, si fa travolgere dall’alcolismo. Dopo anni di separazione, i personaggi si ritrovano nuovamente sul nuovo battello degli Hawkes, segnati dalla vita, ma ricchi di nuove consapevolezze.

Le novità introdotte con Show Boat

Per la prima volta in uno spettacolo di intrattenimento si considerano temi seri: problemi sociali, razziali, l’alcolismo femminile, le difficoltà coniugali, riflessioni sul duro ambiente dello showbusiness. Il finale, in tipico stile musical, viene alleggerito rispetto al romanzo originale, ma l’innovazione sta comunque negli argomenti e nel modo in cui questi vengono trattati. Non si tratta più di una caricatura della condizione del nero, come nel minstrel show, ma si indaga sulla sua dimensione psicologica, sulle umiliazioni subite a causa della discriminazioni. I personaggi sono veri e in scena vengono rappresentati i loro profondi dolori e le loro gioie.

L’innovazione è visibile fin dal numero di apertura in cui non si assiste alle consuete ballerine nel numero di ensemble, ma ad un gruppo di lavoratori neri che cantano la fatica della loro esistenza, contrapposta alla bella vita e ai divertimenti dei bianchi. Questo tema verrà ripreso in modo romanzato nella famosa canzone di questo musical Ol’, Man River.

«Le musiche non sono più solo degli intermezzi per vivacizzare lo show o per mostrare le ballerine, ma contribuiscono a creare l’atmosfera e il giusto stato d’animo nello spettatore, e i loro testi definiscono più approfonditamente le relazioni tra i personaggi e rivelano i loro lati più intimi, contribuendo in maniera fondamentale a portare avanti l’azione; i duetti cominciano ad avere strutture simili al dialogo, e gli stili musicali adottati cambiano di canzone in canzone per sottolineare le mutate disposizioni d’animo […] passando dai ritmi sincopati della tradizione afro- americana, o dalle atmosfere degli spiritual neri, ai tempi di valzer o a melodie in cui si riconoscono ancora echi dell’operetta.» VENTURINO, Musical: istruzioni per l’uso, p. 70

Un’altra novità inserita in Show Boat è il teatro nel teatro, con il pezzo After the Ball, una canzone non scritta da Kern ma introdotta ugualmente nella partitura, che Magnolia canta come provino per ottenere l’ingaggio nel locale di Chicago. È un procedimento che fece scuola e che venne ripreso da molti musical successivi come espediente molto sfruttato, vedi ad esempio A Chorus Line o Fame di cui parleremo.

Il genere Musical prima e dopo Show Boat

Il successo di Show Boat fu notevole ma la sua prima messa in scena precorreva leggermente i tempi, quindi questa lezione di modernità e novità fu accolta dall’America solo verso la fine degli anni ’30 con i primi book musical di Rodgers e Hart. Alcuni studiosi sostengono infatti che la storia del teatro musicale americano possa essere iscritta in due epoche: quella che precede e quella che segue Show Boat.

Nella seconda, ovviamente in una corsia parallela e a un livello incomparabilmente più elevato, va collocato anche Porgy And Bess di Gershwin, imperniato come l’opera di Kern sul tema della sofferenza della gente di colore.

La differenza fondamentale è che Show Boat conserva la struttura dell’opera classica, canzoni intervallate da dialoghi, salvo l’introduzione e il finale orchestrato, Porgy And Bess è un’opera in piena regola, ne rispetta il canone e quindi possiede un tessuto connettivo orchestrale cha fa da raccordo tra le varie arie, duetti e cori.
Sia Porgy And Bess, sia Show Boat sono difficili da incanalare in un genere preciso. Per quanto riguarda il capolavoro di Gershwin rimandiamo al paragrafo dedicato, per quanto riguarda l’opera di Kern proponiamo la critica di Bernstein.

Bernstein riteneva infatti Show Boat è un’operetta americana e non un musical e secondo il suo pensiero:

«la rievocazione nostalgica di un mondo remoto, il linguaggio regionale utilizzato nel libretto e nei lyric, la quasi totale assenza di innovazioni ritmiche introdotte nella musica popolare americana dal ragtime e dal jazz, trattengono l’opera in un limbo esotico, che rimane al di qua dei confini del musical, caratterizzato dallo slang urbano e da un linguaggio musicale fortemente segnato dai ritmi dixieland e dallo swing.» CAMERINO, C’era una volta Broadway, p. 39

Ad ogni modo, lo stesso Kern non riuscì più ad eguagliarsi e terminò la sua carriera scrivendo partiture per vari musical cinematografici tra i quali Roberta (1933) con Fred Astaire e Ginger Rogers, da cui è tratto il celebre brano Smoke Gets In Your Eyes.

Nel 1945 allettato dall’idea di un ritorno alle origini con uno spettacolo in collaborazione con Hammerstein, tornò a Broadway, ma purtroppo morì prima di cominciare Annie Get Your Gun preso in carica poi da Irving Berlin, alla sua prima esperienza con il genere musical.

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