L’interprete del musical un professionista del canto, della danza e della recitazione.

Il musical richiede una preparazione eclettica poiché è necessario conoscere e saper affrontare tre discipline contemporaneamente: canto, danza e recitazione.

Il cantante di musical deve sapere come non affaticarsi in scena pur utilizzando tutti i suoi canali comunicativi. A maggior ragione, considerando che molti musical vanno in scena tutte le sere per alcuni mesi, il cantante deve proporsi con lo stesso entusiasmo della prima serata. È perciò anche un lavoro psicologico e di concentrazione per non cadere nella ripetitività.

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Il musical richiede al cantante caratteristiche interpretative e tecniche diverse da ogni altro genere. Non a caso, i cantanti pop prestati al musical non sempre riscuotono grandi consensi, a meno che non si tratti di un musical pop, perché il tipo di approccio tecnico, scenico, interpretativo deve essere rivisto totalmente.

Lavorare con la voce nel musical è quindi uno dei mestieri più difficili poiché non viene quasi mai chiesto di utilizzarla per esprimere la propria personalità, come per il cantante pop, ma si è sollecitati piuttosto a comunicare il personaggio con le sue emozioni, le sue gioie e paure, non le proprie. Chiaramente gli stati d’animo si attingono dal vissuto personale ed è per questo che ogni interpretazione è originale e ogni volta diversa.

Per l’interprete del musical non basta la voce

La voce è uno strumento unico e va supportata dalla tecnica per ottenere il miglior risultato con il minimo sforzo in ogni esibizione. Senza addentrarsi nello specifico riguardo al metodo di canto nel musical è comunque possibile riflettere sullo stile e sulle difficoltà di cantare nel musical..

Per essere ammessi in una produzione e far parte del cast è necessario superare un’audizione. Il cast, è composto da protagonisti, comprimari, corpo di ballo (detto anche file) e comparse.
I protagonisti sono generalmente per lo più nomi famosi, di comprovata esperienza. Sempre più spesso si cerca di inserire in una produzione e nel mondo del musical, personaggi televisivi e dello spettacolo, anche alle prime armi dal punto di vista canoro e coreografico per attirare il pubblico.

Anche i comprimari, che hanno una piccola parte recitata e generalmente un brano vocale, sono spesso personaggi già conosciuti nello star system, mentre la fila è composta da tutti i ballerini con il compito di partecipare, oltre che alle coreografie, ai brani corali. Le comparse invece fanno parte delle scene di insieme al puro scopo di fare presenza.

L’attore di musical e la connessione con il pubblico

Riteniamo interessante portare una frase di Saverio Marconi che bene rende l’idea di come si crea un personaggio nel musical. «Non bisogna dimenticare che il teatro è prima di tutto uno scambio di emozioni, un lavoro di équipe che si deve svolgere con passione comune e non con restrizione. Le delusioni più grandi per un regista arrivano quando ci si accorge che l’attore scelto non restituisce niente o non aggiunge nulla di suo alle indicazioni.» LORI, Il cantante di Musical, p. 38

È importante creare il personaggio attraverso le indicazioni sul copione, con l’intervento del regista, ma soprattutto con la propria personalità che rende ogni volta unica l’interpretazione. Il cantante e attore di musical infatti non viene giudicato dal pubblico semplicemente per la propria voce ma anche per come intrattiene e racconta la storia.

Ad eccezione di musical che impiegano personaggi famosi e televisivi, nelle altre situazioni il pubblico in sala si reca a teatro per la storia in generale e non per un’interprete particolare. Ecco che il cantante ha lo scopo di narrare, di spiegare il brano che sta interpretando, sottolineare bene ogni parola, per guidare lo spettatore lungo tutte le vicissitudini della trama.


«Studiare un personaggio significa mettersi al suo servizio, rendersi disponibili a modificare i propri atteggiamenti per lasciar emergere i suoi. […] Dare vita ad un personaggio è un duro lavoro di umiltà, dove chi non è disposto a mettere in discussione se stesso non vede e non trova gli elementi indispensabili alla realizzazione di un altro.» LORI, Il cantante di Musical, p. 43

Difficilmente infatti il cantante rappresenta se stesso sul palco, alle volte deve accettare di modificare la propria estetica anche in modo radicale, rischiando di non essere riconosciuto dal pubblico. Il suo look non è frutto delle proprie scelte, ma di quelle della regia, della produzione e dello spettacolo.

Nella scala di valori che portano al successo la performance del cantante attore di musical vi sono sicuramente la capacità artistica al primo posto, la disponibilità ad essere altro rispetto a se stesso, la professionalità e l’affidabilità di gestire lo spettacolo interamente in tutte le successive repliche.

Lo stile vocale nel musical

«L’impostazione della lirica nasce dall’esigenza che il cantante moderno o di musical non ha, quella di farsi sentire in tutto il teatro senza l’ausilio del microfono con un’imponente orchestra che lo separa dal pubblico. Il massimo sviluppo e utilizzo della casse di risonanza è una conquista di secoli di evoluzione della tecnica vocale. L’evoluzione tecnologica e l’amplificazione hanno modificato la tecnica di emissione e lo stile di canto, anzi qualche microfono comincia a comparire anche nei teatri d’Opera.» LORI, Il cantante di Musical, p. 10

Fortunatamente il cantante di musical utilizza il microfono, che gli permette una resa assoluta di tutte le sue sfumature intenzionali. Ma il suo uso del microfono non è quello del cantante pop, che può gestire la distanza e aggiustarla durante l’esecuzione a seconda dell’esigenza.

Nel musical il microfono deve permettere di ballare, cantare e recitare, di muoversi sul palco liberamente e soprattutto deve essere invisibile per rendere la naturalezza della scena. Il cantante indossa un supporto in filo di ferro leggerissimo, rivestito di una stoffa color carne in cui la posizione della capsula è accanto alle labbra leggermente premuta sulle guance. Una volta posizionato, il cantante non può più agire sul microfono, ecco che diventa fondamentale cantare come se il microfono non ci fosse.

Il fatto che il cantante, ma anche i ballerini di fila partecipanti ai cori, abbiano questa libertà di movimento grazie al microfono fisso, presuppone che essi si muovano durante lo spettacolo proprio mentre cantano.

Tecnica vocale e preparazione fisica: come gestire la fatica nel musical

Un problema sentito dagli artisti di tutti i tempi nell’ambiente del musical è quello di gestire la fatica durante la performance live. L’interprete deve cantare e ballare contemporaneamente gestendo e coordinando lo sforzo fisico con la respirazione e l’emissione vocale. Il pubblico non deve infatti assolutamente percepire fatica nella voce degli interpreti, né principali né di fila. Questa fatica può essere sicuramente gestita attraverso un consolidato e coscienzioso uso del diaframma e dei meccanismi di sostegno e appoggio, il che presuppone studio e tecnica.

L’altra strategia a favore dei cantanti e dei ballerini è quella di saltare abbinando i salti ai cambi di sillabe: «non si può cantare note lunghe mentre si salta, a meno che non lo si faccia a tempo e le sillabe cambino ad ogni salto o quest’ultimo sia sempre leggero e molto basso. Tenendo presente questo e cercando quindi di avere sempre un piede per terra si può rispettare qualunque coreografia: può verificarsi anche il caso di una corsa per il palco durante una canzone, l’importante è che essa sia eseguita in modo da avere già messo a terra il piede che sta avanti prima di staccare quello dietro.» LORI, Il cantante di Musical, p. 47

Il compito del cantante di musical è poi quello di adeguare il proprio timbro di voce ad una caratterizzazione del personaggio. Gli artisti nel musical devono essere in grado di ottenere una grande quantità di colori vocali, per adattare la propria voce ai diversi personaggi e alla loro personalità. Pur tuttavia l’obiettivo è cercare di stancare le corde vocali il meno possibile, optando quindi per un suono funzionale al personaggio e anche alla propria fisicità.

Il tecnicismo, fa sicuramente la bravura dell’esecutore, e presuppone coscienza fisiologica nell’emissione, ma l’arte e l’interprete sono un’altra cosa e prevedono sempre la presenza dell’istinto interpretativo musicale e vocale. Il timbro e le intenzioni quindi devono andare a caratterizzare il personaggio che si interpreta in modo libero e ricercato, ma soprattutto questa ricerca va sempre svolta in funzione dell’intelligibilità del testo, e questo è possibile grazie anche all’uso del microfono.

Lo scopo principale nel musical è, e rimane, quello di rendere in modo efficace il brano con le proprie potenzialità, in una modalità in ogni caso efficiente e atta a ripetere la performance senza fatica, idonea a comunicare le parole del testo in modo chiaro, diretto e percepibile da tutti.

Cantante di musical: estensione vocale e dizione

Resa chiara del testo ed estensione sono quindi due aspetti che accomunano il canto pop e il canto musical. Per quanto riguarda l’estensione nel solista, nell’ambito della musica moderna e del musical, anche nei bandi delle audizioni, si usa spesso e impropriamente suddividere le voci secondo una struttura che è più consona alla lirica.

L’estensione richiesta ad un soprano lirico (Do3-Do5) per affrontare una partitura e quella richiesta ad un soprano nel musical (FA2-FA4) sono ben diverse e molto spesso questa catalogazione viene effettuata solamente per distinguere il colore della voce. Molto diversi sono anche gli stili richiesti: il cantante lirico racconta una storia, ma è più preoccupato di farsi sentire che di essere intelligibile, questo lo rende inadatto a ruoli nel musical, dove si richiede la massima attenzione alle parole, con una vocalità pulita e poco dispendiosa.

La tecnica vocale del cantante di musical: evoluzione

La modalità di emissione vocale nel musical viene definita con un termine americano belting o vocal belting, che letteralmente viene descritto come “yelling set to music” (cioè urlare con la musica).

Nelle primissime opere di musical vi fu una vocalità più classica, fino ad allora l’unica presente a livello teatrale, anche se questa già risultava più chiara ed aperta rispetto alla voce lirica, quindi simile alla vocalità dell’operetta di matrice europea.

Nel 1866 nel primo musical dal titolo The Black Crook con Annie Kemp Boulerz e Charles Morton, così come più tardi in The Wizard of Oz con David Montgomery e Anna Loughlin, e ancora nel 1924 in Lady Be Good con Fred ed Adele Astair e nel 1927 in Show Boat con Ava Gardner, troviamo una vocalità ancora molto legata al suono tipico dell’operetta, del tutto lontana dall’urlo che contraddistingue il belting vero e proprio.

La prima grande svolta nel panorama vocale verrà proposta dalla cantante Ethel Merman che possiamo ascoltare nel musical Annie Get Your Gun (1946). Con lei si iniziano a riscontrare quelle caratteristiche, seppur non ancora pienamente definite, che si avvicinano alla sonorità di belting. Il suono infatti risulta più aperto, acido e diritto, simile ad un parlato spinto verso gli acuti.

Man mano che il fenomeno musical esplode anche la vocalità che lo definisce prende sempre più forma. My Fair Lady con Julie Andrews, Hello, Dolly con Card Channing e Funny Girl con Barbra Straisand, tutti prodotti nel 1964, sono le ultime opere di musical in cui si può ascoltare una vocalità ancora molto mista e vicina ai canoni classici.

Con la produzione di Cabaret, interpretata da Liza Minelli nel 1966, avviene la vera e propria trasformazione che mostra la vocalità belting che conosciamo e che è ancora usata in molti ambiti della musica moderna. Il suono diventò più aspro e pungente, a seconda dell’intenzione del cantante e del contesto in cui è inserito il brano.

Un belting puro, nel senso dell’urlo vero e proprio, lo possiamo riscontrare ad esempio in Jesus Christ Superstar (1971) e in Hair (1968) dove per le tematiche trattate si configura anche come un urlo alla vita.

Nel 1975 con le nuove produzioni di Chorus Line e di Chicago, il belting diventa anche una qualità più vicina ad una vocalità discorsiva. Il monologo e il canto si intrecciano reciprocamente dando vita ad una qualità di belting-discorso.

Da quel momento in poi il belting misto al suono classico, il belting puro e quello recitato si incontrano in tutte le produzioni successive, come ad esempio Cats (1982), Les Misérables (1987), Miss Saigon (1991).

Il Belting come tecnica vocale da musical

Il belting rappresenta una delle espressioni vocali tipiche del musical americano e del teatro di Broadway, ma non necessariamente è una modalità sempre impiegata soprattutto oggi giorno, dove gli stili si contaminano e i confini non sono più così rigidi.

Alcuni studiosi ritengono che questo particolare modo di cantare si addica di più alla lingua inglese che a quella italiana. Se enfatizzato, risulta infatti troppo aspro e pungente nella nostra lingua. In apparenza, a livello uditivo, il belting è quel tipico suono che sembra arrivare molto in alto con un registro “di petto”, particolarmente spinto e pressato.

La vocalità pop ha una posizione laringea da media ad alta, con pressione sottoglottica moderata, con modalità laringea di falsetto o medio e tessitura da media a grave. Nel canto lirico abbiamo posizione laringea da bassa a media con pressione sottoglottica moderata, modalità laringea pieno di petto e una tessitura grave. Mentre nel belting abbiamo una posizione laringea da alta ad altissima con pressione sottoglottica elevata, modalità laringea pieno di petto e tessitura media.

La foniatria moderna mette in guardia sui rischi da affaticamento e di patologie delle corde vocali che una tecnica vocale di belting se non correttamente utilizzata può portare alla lunga il cantante.

Questi rischi si verificano a causa dell’alta pressione che viene generata sotto le corde vocali in concomitanza ad una posizione laringea elevata e a causa del trascinamento del registro pieno con voce di petto oltre i limiti superiori di ambito tonale, là dove cioè non viene compiuto, o viene ritardato, quello che è definito il “passaggio” di registro dai toni centrali agli acuti.

Questi casi chiaramente si riferiscono a chi non è dotato di una buona padronanza dell’uso delle voce e della tecnica. Il belting infatti è caratterizzato dall’uso del registro di petto oltre il punto in cui i cantanti nella tradizione lirica passerebbero ad un registro più leggero, cioè in registro medio o falsetto. Il suono belting è descritto con queste caratteristiche: un suono di forte intensità caratterizzato da una qualità vocale brillante, talvolta aspra/rauca/dura, che trasmette l’impressione di elevata tensione vocale. Il fattore principale è la realistica naturalezza dell’emissione e il grado di intelligibilità del testo.


Il cantante belting, dotato di tecnica e di conoscenze della propria voce, ha sviluppato delle strategie di implementazione della risonanza che esaltano gli armonici più alti specialmente nelle vocali chiuse e permettono quindi modalità di realizzazione meno faticose.

In effetti, solo per citare qualche nome del passato e del presente, cantanti come Ethel Merman, Liza Minelli e Barbra Streisand, voci con un suono aggressivo e ben proiettato, hanno cantato per tutta la vita attraverso una modalità belting senza riscontrare particolari difficoltà o problematiche.

Il Metodo VoiceCraft di Jo Estill ha puntato molto l’attenzione sul belting come tipologia di emissione vocale. Il metodo VoiceCraft si occupa della voce nei suoi vari aspetti, uno di questi è fondato sul fatto che noi non abbiamo una sola qualità vocale ma abbiamo la possibilità di produrne tante e combinarle tra di loro. Secondo questo metodo, il belting non va giudicato come pericoloso o dannoso per la salute dell’apparato vocale.

Il musical: oltre la tecnica vocale

Il musical è sperimentazione timbrica e interpretativa e, in quanto tale, questa consapevolezza può permettere di spaziare agevolmente su più fronti nel puro rispetto della propria voce. Una delle problematiche maggiormente sentite da chi lavora nel mondo del musical è infatti proprio quella di adattarsi velocemente a diversi ruoli o personaggi.

Il cantante di musical, cambia ruoli e si confronta con i vari generi messi in scena per questo un’impostazione rigida non permetterebbe infatti tale flessibilità e serenità nel passaggio tra i diversi stili musicali

Comporre un Musical

Per comporre un musical bisogna conoscere le regole e le canzoni che segnano il passaggio fra una fase e l’altra dello spettacolo e tengono vivo l’interesse del pubblico.

Musical: dalla coreografia ai costumi

Coreografia, movimento, scenografia e costumi, gli elementi visivi che caratterizzano il Musical e servono a catturare l’attenzione del pubblico.

Tipi di Musical

Quanti tipi di #Musical ci sono? Dal book show al concept musical un viaggio alla scoperta del #teatro musicale.