Cole Porter a Venezia nel 1923 (il terzo da sinistra) in compagnia di Gerald Murphy, Genevieve Carpenter, Sara Murphy – Fonte immagine Wikipedia

Cole Porter un grande compositore: fra musical e canzoni indimenticabili

Cole Porter si distinse da tutti i musicisti a lui contemporanei perché probabilmente era l’unico a non considerare la musica un impiego ma un hobby: la sua famiglia aveva accumulato molte ricchezze, tanto da permettergli di vivere agiatamente e senza troppe preoccupazioni. Nato nell’Indiana nel 1891, abbandonò ben presto gli studi di giurisprudenza per seguire qualcosa che lo divertisse di più e in cui rivelò da subito un profondo e naturale talento, la musica.

Il suo stile cosmopolita e la sua abitudine a presenziare ai salotti della bella vita americani ed europei lo mantennero estraneo dalla ricerca di una musica che fosse solamente americana, impegno invece dei suoi contemporanei, e gli permise di spaziare serenamente contaminando i generi musicali.

La famiglia Porter, per un caso fortunato, non fu nemmeno coinvolta nel crollo della borsa del ’29 e questo portò Cole a non sentire così forti le tematiche sociali dei suoi anni, e quindi a non adeguarsi al cambiamento di temi. I suoi continuarono quindi a rimanere musical apolitici, e a trattare trame leggere, dove inserire splendidi brani, ma seguendo lo stile del divertimento anni ’20.

Il flop con il musical See America First

Il suo primo lavoro per Broadway fu stranamente uno spettacolo definito dalla critica dell’epoca “A Patriotic Comic Opera”, un opera comico-partiottica, intitolata See America First. Lo show, che debuttò nel 1916, fu un amaro flop. Porter non riuscì a lanciare nessuna hit dello spartito che, ad ogni modo, risultò piacevole e fece notare alla critica il suo particolare talento. La trama molto semplice parlava di Polly, giovane figlia di una severo senatore degli Stati Uniti. Polly a Londra si innamora perdutamente di un duca inglese conosciuto all’Opera. Tornata in America la ragazza ritroverà il suo innamorato sotto le mentite spoglie di un rude cowboy e, nel finale, riuscirà a convincere il padre ad accettarlo come marito.

Il fallimento portò Porter ad arruolarsi nella Legione Straniera francese e a condurre per alcuni tempi una vita avventurosa.

Musical Paris e Wake Up And Dream

Poco dopo, successivamente ad un soggiorno parigino, fece il suo ritorno a Broadway con il musical Paris (1928) da cui è tratta la famosa Let’s Do It, brano giudicato ardito e utilizzato da Porter anche nel musical Wake Up And Dream.

Ricordiamo che molto spesso Porter subì la censura radiofonica per i suoi temi scandalosi portati in musica. Anche in questo caso la trama era decisamente leggera, si raccontava la storia di una ricca matrona americana che si recava a Parigi per scongiurare che il figlio si sposasse con una ballerina di varietà. L’ammaliante atmosfera parigina confonderà le idee della donna che dimenticherà presto la sua missione. Ma i due giovani si chiariranno le idee, scoprendosi innamorati l’una del proprio partner sulle scene, l’altro della donna preferita dalla madre. Il musical, più che sottolineare la vicenda, si proponeva di celebrare Parigi, città tanto amata da Porter.

La canzone Night and Day

Nel 1932 per il musical The Gay Divorce scrisse un altro capolavoro Night And Day, che affidò alla voce e alla bravura di Fred Astaire. Porter evitò le note troppo acute e anche quelle troppo gravi, perché secondo lui la voce di Fred era sicura solo nell’ottava intermedia.

Il musical Anything Goes

Il musical che però lo consacrò definitivamente fu Anything Goes, su libretto di Bolton e Wodehouse. Andò in scena nel 1934 all’Alvin Theatre di New York.
Lo spettacolo è ambientato su una lussuosa nave da crociera con rotta New York – Londra. La storia iniziale trattava un naufragio ma, poiché in quel periodo un naufragio vero si era appena verificato, la produzione preferì modificare il testo. La trama vede una serie di storie intricate ma molto comiche, personaggi destinati ad incontrarsi e scontrarsi: una scatenata cantante, il suo vecchio amico, alcuni aristocratici, tra cui una giovane debuttante, e soprattutto un gangster in fuga dalla polizia, il quale decidendo di travestirsi da prete sarà la causa principale degli equivoci più spassosi. Il caos anche sentimentale si placa solo con l’arrivo della nave a destinazione.

Questo viaggio fu il pretesto per portare in scena alcune delle più belle canzoni di Porter Anything Goes, I Get A Kick Out Of You, You’re The Top: tutti motivi orecchiabili e divertenti di cui egli è autore sia delle musiche che dei testi.

«Testo e musica sono legati indissolubilmente, ricchi di allitterazioni, rime interne ed onomatopee, che corrispondono alle fantasiose ed originali strutture musicali, dagli schemi variati e dai ritmi complessi, con continue variazione del tema originale, invece della solita statica alternanza tra strofa e ritornello.» VENTURINO, Musical: istruzioni per l’uso, p. 70

Il musical Kiss Me Kate

Nel 1937 Porter subì un brutto incidente candendo da cavallo, e questo incise sicuramente sulla sua condizione psicologica negli anni successivi. La sua vena artistica migliore si interruppe fino al 1948 quando la travagliata e lunga carriera prese una direzione nuova con Kiss Me Kate tratto da La bisbetica domata di Shakespeare.

Considerato il vero capolavoro di Porter, Kiss Me Kate è uno dei più grandi classici di Broadway contenente alcune tra le più belle canzoni del repertorio dell’autore.

Kiss Me Kate la trama: una versione musical de La bisbetica domata

Geniale nella messa in scena e nel book, lo show racconta le vicende di una compagnia teatrale che sta allestendo, in un teatro di Baltimora, una versione musical de La bisbetica domata. Gli attori principali, Fred e Lilli, un tempo coniugi adesso divorziati, si detestano e fanno di tutto per punzecchiarsi proprio come i loro rispettivi personaggi Petruchio e Katherina. I loro disaccordi provocano una serie di spassosi guai all’interno della compagnia, guai che minano la tranquilla messa in scena del musical. Così Fred, che è ancora innamorato della ex moglie, decide di farla ingelosire con una giovane attrice. Quest’ultima, a sua volta, ha una relazione con Bill, scapestrato giocatore d’azzardo e malavitoso. I guai di Bill saranno un’altra fonte di problemi per la compagnia. A tutto ciò si aggiungono due buffi gangster che riescono ad intrufolarsi in teatro e, scambiando Fred per Bill, entreranno in scena fingendosi attori e generando un pandemonio. Quando gli equivoci si risolvono, trionfa l’amore tra Lilli e Fred che decidono finalmente di tornare insieme.

Questo spettacolo è un ottimo dosaggio di humour e romanticismo, le liriche intelligenti di Porter sono supportate da musiche indimenticabili e da coreografie dinamiche e fresche.

Le canzoni sono una migliore dell’altra, come se l’intera score fosse una hit: la trascinante Another Op’nin’, Another Show, le divertenti We Open In Venice e Brush Up Your Shakespeare, la languida Why Can’t You Behave o l’arrabbiata I Hate Men.

Ogni brano descrive alla perfezione sia i protagonisti dell’opera di Shakespeare che quelli del musical. La trama, raccontando la storia di due attori che litigano nella vita privata e anche sul palco, è un tipico esempio già citato di spettacolo nello spettacolo. La vita reale si confonde con la finzione e la resa è garantita dalle più moderne sonorità jazzistiche che Porter dosa sapientemente.

Riteniamo interessante citare altri tre capolavori scritti da Porter nella sua ultima fase e che ci fanno ben intendere lo spessore e l’originalità di questo personaggio.

Il musical Out Of This World

Out Of This World (1950), una farsa in stile operettistico, fu addirittura censurata dalla critica di Broadway per le spiritose e piccanti liriche ritenute troppo intrise di riferimenti sessuali al punto da snaturare il fascino dello spettacolo, per altro nato sotto una stella sfortunata per diverse vicissitudini interne ed esterne allo show.

Il musical Can Can

Can Can del 1953, racconta la vera storia di questo ballo sfrenato e di come fu ritenuto fuori legge e bandito dai locali pubblici parigini, il tutto attraverso una score dai pezzi unici quali I Love Paris e C’est Magnifique.
Silk Stockings del 1955, piccante satira ispirata al film di Lubitsch con la grande Greta Garbo, dove vi sono delle riflessioni ironiche e delle comparazioni sul comunismo russo e su quello americano, sempre ambientato nella città amata Parigi.

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